Ho pensato molto a come raccontare la mia esperienza a Reykjavik, in Islanda… In primis perché il viaggio risale a parecchi anni fa quando ero ancora “cciovane” e spensierata… ahhhh bei tempi… In secundis perché all’epoca le reflex digitali non esistevano (o forse costavano una cifra esorbitante e noi non l’avevamo) e quindi le foto che ho sono poche, spesso non troppo nitide e purtroppo tutte stampate…
Ma nonostante questo ho pensato fosse giusto raccontare, di quei posti, di quei momenti e di quei meravigliosi paesaggi che ho visto e che mi porto ancora dentro… Magari con le foto scannerizzate non riuscirò a farvi un reportage degno ma voglio lo stesso provare a farvi venir voglia di intraprendere un bel viaggio nella regione più a nord d’Europa!
IL PRIMO IMPATTO CON L’ISLANDA
Era agosto del 2002, per arrivare a Reykjavik mi ricordo che ci abbiamo messo una vita… Bologna-Milano, poi Parigi… lunga attesa per il volo destinazione Copenaghen e finalmente, perchè erano tipo le dieci di sera, siamo atterrati in Islanda! Oggi presumo ci siano anche tratte più veloci a basso costo, tranquilli….
Bene erano le dieci ma sembravano le quattro del pomeriggio.. si perchè in estate l’Islanda, come quasi tutti i paesi dell’estremo nord, non vede il sole tramontare e la notte mantiene quella luce crepuscolare che in hotel ti obbliga a tirare le tende oscuranti per dormire.
REYKJAVIK: LA CAPITALE PIU’ A NORD D’EUROPA
Parliamo di Reykjavik. Capitale più a nord d’Europa, situata proprio sopra il 66° parallelo, conta pochi abitanti per essere una capitale: 120.000 persone, praticamente come Forlì, Bergamo o Trento… Insomma una cittadina. Ma è la più popolosa di tutto lo Stato naturalmente, centro nevralgico per la politica, l’economia e la cultura.
Si trova sulla Baia di Faxa, detta anche “baia fumosa” per la presenza di numerosissime fonti geotermali che emettono vapore e fumi quando, fuoriuscendo, vengono a contatto con la temperatura esterna.
Il clima… in due parole… è freddo. D’estate non si va mai al di sopra dei 15° e nonostante quello che segnano i termometri la sensazione è quella del freddo costante. Noi avevamo sempre maglioni e giacche imbottite per il vento, scarpe da trekking e capelli scompigliati.
LA STORIA VICHINGA DI REYKJAVIK
La città non è recente ma ha mantenuto poco della sua storia passata. Quel che si sa è che risale all’800 d.C., fondata da un colono vichingo che scelse questa posizione per fondare la sua residenza dopo aver gettato i pali principali della sua precedente casa in mare ed aver osservato dove si arenavano.
E’ una leggenda, come per la maggior parte dei paesi del nord anche l’Islanda non è da meno in quanto a storie fantastiche di folletti pestiferi e gnomi portafortuna, ma allo stesso tempo è supportata dal ritrovamento di alcuni manufatti vichinghi negli scavi archeologici fatti intorno alla città.
Quel che è stato ritrovato è oggi conservato al Perlan, il moderno edificio con una grande cupola centrale dalla quale è possibile anche avere una buona vista della città.
In onore alle sue origini vichinghe ma sopratutto a Skuli Magnusson, considerato il vero e proprio fondatore della città moderna che vediamo oggi (risalente al XVIII sec.) è stato costruito il monumento che è simbolo di Reykjavik, la barca vichinga.
LA CHIESA NATA DALLA ROCCIA
Un altro importante, ed imponente, edificio è la Chiesa Bianca di Hallgrimskirkja (se pensate che sia un nome impronunciabile provate con Höfuðborgarsvæðið, il nome della regione dove si trova la capitale).
E’ posta sulla punta di una collinetta ed è stata costruita utilizzando un unico enorme blocco di basalto alto 75 mt. e lavorato a gradini fino a ricreare la forma che vediamo oggi. Oltre ad essa la città è solamente fatta di case basse e dai tetti colorati e spioventi per la neve, prati verdi ma deserti, un cielo spesso coperto da nuvole nere che se ne vanno in pochi minuti.
Reykjavik è stata luogo del celebre patto del 1986 che pose fine alla Guerra Fredda tra Usa e Russia. Reagan e Gorbaciov si strinsero la mano all’interno di un semplice edificio in legno bianco affacciato sulla baia: Hofai Hous.
Oggi i superstiziosi credono che all’interno viva il fantasma di una donna che si diverte a chiudere le tende alle finestre e per questo motivo sono state tutte tolte ad eccezione di quelle della sala dove si incontrarono i celebri capi di stato.