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Come tutte le città di pianta medioevale, anche Bologna contava una cinta muraria che ne delimitava i confini e la proteggeva dagli attacchi esterni.


Un vero e proprio cerchio eretto nel Duecento e demolito nei primi anni del Novecento, per far spazio ai grandi Viali, che abbracciano ancora il cuore della città. Per noi bolognesi i Viali sono la via fondamentale per spostarsi ed accedere alle vie del centro. Quali sono i punti d’accesso? Le Porte.

LE 12 PORTE DI BOLOGNA: L’ACCESSO AL CENTRO STORICO

Chiunque a Bologna si orienta e colloca i punti di interesse facendo riferimento a loro: le 12 porte che furono poste nei punti di apertura della muraglia. Erano tutte dotate di ponte levatoio per scavalcare il fossato esterno e sono, ad oggi per la maggior parte, ancora intatte.

Piccola curiosità: le porte prendono il nome dalla via che parte da esse, in direzione del centro. Si contano due eccezioni, leggendo oltre scoprirete quali sono…

Porta Mazzini (o Maggiore)

Eccoci subito alla prima eccezione nella nomenclatura. Questa porta divide Strada Maggiore, che inizia proprio sotto le Due Torri in direzione est, e la via Emilia, che in quel tratto assume il nome di via Mazzini.

Per secoli è stata la Porta d’accesso più importante della città: sotto ad essa sono passati condottieri, sovrani e perfino Papi. E’ completamente in laterizio ed è stata da poco ristrutturata.

Porta Santo Stefano

Procedendo verso sud lungo Viale Carducci, incontriamo la cosiddetta “porta verso la Toscana” perchè da qui parte la strada che si dirige dritta a Firenze, la stessa che una trentina di km più avanti, diventa la famosa Futa (i motociclisti sanno di cosa parlo).
Porta Santo Stefano è la costruzione ad oggi più recente dell’intera cinta: venne ricostruita completamente a metà dell’800 in seguito ai gravi danneggiamenti subiti a partire dal ‘500.

A differenza di tutte le altre, questo accesso non è composto da un singolo torrione ma da due edifici allineati. In passato essi erano chiusi da una cancellata in ferro battuto, che oggi potete vedere riutilizzata come varco d’ingresso al parco dei Giardini Margherita, detto anche il polmone verde di Bologna, collocato proprio al di là del viale. I due edifici hanno conosciuti diversi usi negli anni (pensate che sono stati usati anche come bagno pubblico) e da qualche anno sono luogo di aggregazione di circoli anarchici autogestiti.

Porta Castiglione

Porta Castiglione sorge pochi metri più avanti della precedente, se continuiamo su Viale Gozzadini, e segna a metà via Castiglione, una delle strade che salgono verso i colli bolognesi.
Risale anch’essa al 1200 ma è stata rimaneggiata varie volte, fino al grande restauro del 1800 che le ha attribuito la forma attuale. Quel tetto “rigonfio” è proprio figlio di quest’ultima ristrutturazione e trovo che le dia un tocco di particolarità.

Porta San Mamolo

Continuiamo lungo Viale Panzacchi e ci troviamo ad un incrocio: ma qui non dovremmo vedere un’altra Porta?
In effetti la porta non c’è più, venne demolita oltre un secolo fa, e per questo possiamo anche denominarla la porta che non esiste.

Però provate a chiedere ad un residente: “dove ci troviamo qui?” Vi risponderà: “a Porta San Mamolo!” ma poi chiedetegli di indicarvi la porta… Si guarderà intorno e vi confesserà di non essersi mai accorto che la Porta non c’è piu! Per un bolognese nominarla come un punto di interesse esistente è un’abitudine che crea un bel po’ di caos ai turisti!

Anche da qui si raggiungono velocemente i colli, in particolare quelli che abbracciano a sud la città. Questo è stato per decenni il ritrovo di vespe e scooter, pronte a decollare verso le soleggiate distese erbose. Magari per una grigliata all’aperto, oppure per vedere le stelle cadenti.
Conoscerete tutti la canzone di Cesare Cremonini “ma com’è bello andare in giro per i colli bolognesi!”
Ecco, sicuramente la sua vespa ha incrociato molto spesso Porta San Mamolo.

ma ho una Vespa
domenica è già…
e una Vespa mi porterà…
fuori città!

[Lunapop 1999]

Porta Saragozza

Qualche centinaio di metri verso ovest, percorrendo Viale Aldini, vi ritroverete su un crocevia molto famoso e davvero suggestivo.

E’ l’incrocio con via Saragozza e da qui parte il famoso porticato dalle 666 arcate di San Luca, il più lungo del mondo, che sale verso il colle della Guardia, che ospita il Santuario dedicato alla Madonna di San Luca

Porta Saragozza è forse una delle più imponenti rimaste, ma l’aspetto attuale è frutto di un restauro avvenuto nel 1800 che ha aggiunto due torri laterali al cassero centrale.

Piccola curiosità: Proprio il cassero è stato sede del primo circolo di cultura omosessuale in Italia, aperto nel 1982 con sede concessa dall’amministrazione comunale.
Da tutti conosciuto, appunto, come Cassero, conta un’importante storia di lotte e battaglie per i diritti ed ha portato alla creazione dell’Arcigay bolognese.
Oggi la sede si trova presso la Salaria, dentro la Manifattura delle Belle Arti, ma ha mantenuto il nome storico.

Porta Sant’Isaia

Altra Porta scomparsa, come quella di San Mamolo, Porta Sant’Isaia è la successiva che si incrocia percorrendo Viale Pepoli. Distrutta nel 1900, conta purtroppo la storia più breve.

Risale infatti solo al XVI secolo, molto più avanti rispetto alle “sorelle”, e fu eretta in sostituzione a quella che permetteva l’accesso a via del Pratello, dunque leggermente spostata. Per molto tempo venne chiamata Porta Pia e fa da spartiacque tra via Sant’Isaia e via Andrea Costa, congiunzione diretta al cimitero della Certosa.

Porta San Felice (conosciuta anche come Porta Saffi)

E’ la porta più ad ovest della cinta muraria, che si incontra percorso Viale Vicini e tange l’antica via Emilia. Viene chiamata Porta San Felice se la si guarda verso il centro o Porta Saffi se si va verso Modena.

E’ l’unica porta che viene chiamata indifferentemente con entrambi i nomi e spesso ciò può confondere. (Non ci piace aiutare i turisti…).
Era denominata Porta della Guerra: da essa passavano gli eserciti che marciavano contro i nemici d’occidente.

Porta (delle) Lame

La preposizione, per i bolognesi, scompare: percorso viale Silvani si giunge a Porta Lame.
Era chiamata porta delle Acque, in quanto si trovava vicina all’antico porto della città, e dalla sua apertura si poteva raggiungere la pianura più paludosa (dal latino lama, appunto).

Nell’aiuola a fianco noterete due statue, raffiguranti un uomo ed una donna. Sono partigiani e celebrano le lunghe battaglie della Resistenza contro l’esercito tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale.

Porta Galliera

Percorrendo viale Petramellara, appena passata la Stazione Centrale, sorge Porta Galliera, ingresso nord per il centro storico e dirimpettaia del parco della Montagnola, con la sua scalinata del Pincio.

Da essa parte la grande via (dell’) Indipendenza (di nuovo la preposizione è dimenticata nel parlato quotidiano) ma curiosamente prende il nome dalla sua parallela, via Galliera appunto, che in passato era considerata ben più importante dell’attuale via dello shopping bolognese.
L’aspetto di oggi è palesemente modernizzato rispetto alle “sorelle”: vediamo in effetti l’esito della quarta ricostruzione, risalente al 1600, resasi necessaria dopo la distruzione causata dalla popolazione che si ribellava allo Stato Pontificio. E’ sicuramente la Porta di Bologna che ha subito più danni nel tempo.

Porta Mascarella

Considerata l’accesso alla pianura contadina, Porta Mascarella sorge al termine di Viale Masini proprio all’imbocco di via Stalingrado. Risale sempre al XIII secolo ma ha subito una modifica nel 500, che ha previsto la costruzione del tetto a copertura di un’antica terrazza.

Guardando verso nord troviamo il ponte di Stalingrado, che passa sopra i binari della Stazione, ed alte costruzioni moderne che contrastano con le sue fattezze medioevali.

Porta San Donato

Torniamo in zona est, percorriamo il breve tratto di Viale Berti Pichat e troviamo Porta San Donato che da via Irnerio si apre verso la bassa pianura ferrarese, verso le paludi di Dugliolo e Mezzolara.

Conta una parte di cinta ancora esistente, affiancata alle corsie dell’ampio viale alberato e prende il nome dall’antica via San Donato, rinominata Irnerio nella parte dentro mura. Chi conosce un pochino Bologna saprà che questo è l’accesso alla zona universitaria di via Zamboni. 

Porta San Vitale

Ultimo pezzo di viale Filopanti per concludere il tour con l’ultima porta che oggi permette l’accesso alle due torri: se da Porta Mazzini si esce verso la periferia, da Porta San Vitale si percorre l’omonima via verso la centralissima via Rizzoli, Piazza Maggiore e la Basilica di San Petronio.

Da molti rinominata Porta Ravegnana, perchè di qua si procede verso Ravenna, è costruita in laterizio come le altre del 200, ma è stata rimaneggiata con l’aggiunta di un tetto nei secoli successivi. Di fronte si trovano gli edifici storici del vasto complesso degli ospedali riuniti Sant’Orsola-Malpighi e la via Massarenti che inizia qui corre verso est e verso il mare.

Si conclude qui il nostro girotondo per le porte di Bologna: 12 accessi che racchiudono tutte le bellezze della nostra Bologna. Se vuoi conoscere altro sulla città dai un’occhiata alla nostra rubrica Bologna Passo Passo.

Author

Bolognese doc, amante della musica rock, gattara da tutta la vita e innamorata del mare in tutte le sue forme. Dopotutto sono un segno d'acqua e come tale combatto da sempre tra il desiderio di scoprire il mondo e il bisogno di stabilità. Mete preferite? Gli Stati Uniti e il Nord Europa. Rigorosamente on the road.

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