Avete deciso di venire a visitare Bologna? Bravi, vi piacerà un sacco e spero possa farvi innamorare… Ma prima di partire dovete almeno conoscere queste 5 parole che non fanno solo parte dello slang vecchio e moderno, ma sono proprio parte della quotidianità.
Sono termini che vi potranno essere utili durante il vostro soggiorno e che vi eviteranno sguardi allucinati ai vostri interlocutori.
Si, perché a Bologna si parla così comunemente… nei bar e negli uffici, sull’autobus e al centro di Piazza Maggiore.
E se alcune parole potrebbero farvi ridere, in quanto parte integrante del dialetto locale, sappiate che le ritroverete ogni giorno e conoscerle vi sarà davvero utile.
5 PAROLE CHE A BOLOGNA DEVI ASSOLUTAMENTE CONOSCERE
DARE IL TIRO
Iniziamo da quello che causa più fraintendimenti nei turisti di tutto il mondo, regioni limitrofe comprese: il tiro.
Anche spiegare cosa sia il tiro è abbastanza difficile… ma è fondamentale per evitare di ritrovarsi bloccati dentro l’ingresso di una abitazione.
Dicesi Tiro il pulsante che permette di aprire il portone principale di un palazzo o di un grande edificio. Nella normale “parlata” bolognese sentirete sempre dire: mi dai il tiro?
Lo chiede chi suona al campanello, chi sta uscendo da un palazzo, chi al telefono si fa aprire il portone da chi sta sopra e perfino chi esce dalla banca.
A fianco di ogni portone principale troverete un doppio pulsante che azione la luce del vano scale e appunto l’apertura del portone principale. Troverete sempre scritto TIRO, scrivere qualcos’altro metterebbe ogni bolognese in grande confusione.
Dare il tiro è assolutamente il modo giusto e linguisticamente corretto per chi abita a Bologna per effettuare questa azione di apertura della porta. Il problema è che lo diciamo solo noi…
L’ORIGINE DEL TIRO
Il termine tiro deriva dal 18° secolo, quando a Bologna, città dei portici, ci si faceva aprire i grandi portoni in legno degli androni dei palazzi tramite un complicato sistema di corde, evitando così di scendere le scale al piano terra.
L’avventore schiacciava un pomello collegato a una corda che faceva suonare una campana ai piani superiori, dove si trovavano gli alloggi. In questo modo il portone poteva essere aperto tramite un tiro, appunto, dato ad un’altra corda che sganciava la serratura.
IL RUSCO
Ogni regione tende a dare il suo nome al pattume, all’immondizia.
Noi a Bologna lo chiamiamo rusco e difficilmente troverete qualcuno chiamarlo diversamente.
E’ rusco il sacchetto in ogni casa, il cestino alla fermata dell’autobus e il grande cassonetto ai lati delle strade.
Se mai dovesse cadervi un fazzoletto a terra, non stupitevi se qualche vecchietto (a Bologna meglio conosciuto come Umarell) vi redarguirà con un bel: ma insomma, lo butti nel rusco!
LA SPORTINA
Ammetto che ho saputo che questo termine è bolognese solamente da poco.
A voi non chiedono alle casse del supermercato se volte una sportina? In effetti forse lo chiamate sacchetto…
Be’ a Bologna sarà sempre e solo la sportina. Quindi anche qui non rimaneteci straniti se in un qualsiasi negozio vi chiederanno la stessa cosa.
LA CICLES E LE PAGLIE
Eccoci a conoscere altri due termini integrati nella parlata quotidiana di qualsiasi abitante di Bologna. Si, perchè questi termini sono talmente usati che anche chi si trasferisce in città inizia ad usarli senza pensare.
La cicles a Bologna non è altro che la chewing gum. Nessuno la chiama all’americana, nessuno la identifica come gomma. La cicles è quella che vende il bar o il tabacchi e che si mastica, la gomma è quella che ti cambia il meccanico.
Hai una paglia? Si, qualcuno potrebbe chiedervelo in giro per la strada. Tranquilli, non vuole chiedervi qualcosa di illegale e nemmeno commerciare in strane erbe da campo… vuole solo una sigaretta!
A Bologna le paglie sono i pacchetti di qualunque tipo di sigaretta e così le chiamano tutti.
SOCCIA o SOCCMEL
Eccoci infine al termine slang più usato e diffuso in tutta la città!
Soccia, o nella sua volgare alternativa dialettale Soccmel, è il rafforzativo per eccellenza che qualunque bolognese usa. Diciamo che lo mettiamo al posto della virgola…
Il bolognesissimo Andrea Mingardi gli ha addirittura dedicato una canzone. Ascoltatela perchè fa sbellicare!!
Sai cosa è successo a Tizio? Mo’ soccia…
Soccia, se è caldo oggi…
Possiamo tradurlo come accipicchia, oh cavolo, accidenti… In generale esprime stupore, gioia o dolore.
Il significato? E’ un po’ volgare, lo ammetto, tanto che molti lo storpiano in Soppa o Sorbole.
Vi citerò la traduzione che da Wikipedia: “Trattasi di un triviale invito alla fellatio”.
Conoscevate questi nostri termini?
Se avete intenzione di venire a Bologna adesso siete preparati e nessuno potrà mettervi in difficoltà.
Fatemi sapere se vi piacciono questi articoli sul nostro dialetto, posso farvi scoprire altri termini divertenti!
Mi piacerebbe saperne alcuni anche delle vostre parti!