E finalmente eccomi qui ad iniziare a raccontarvi della recente avventura in India: due settimane girando in treno l’India del nord. Questo paese ha avuto il potere di muovere in me tanti sentimenti contrastanti come pochi viaggi prima hanno fatto…
15 giorni tra Rajastan e Uttar Pradesh…. partendo da Udaipur, per andare ad Agra, Jaipur, una deviazione per l’occidentalizzata Pushkar poi Jodhpur, Jaisalmer e giù verso Varanasi!
IL PRIMO IMPATTO CON L’INDIA E LA SUA CONFUSIONE
L’ho odiata, a tratti, con tutta me stessa: ho odiato la folla costante che gremisce le strade (che poi dove andrà tutta quella gente?!!), il rumore continuo dei clacson (che tanto i pedoni, le mucche e i magrissimi omini che guidano i risciò non si curano di questo BIP costante e vanno avanti, noncuranti, per la loro strada), ho odiato l’odore che si respira per le strade, soprattutto nei vicoli stretti (che poi va bene: le mucche sono sacre, ma per terra si potrebbe pulire!!), ma soprattutto all’inizio ho odiato il nostro mezzo di trasporto: questi treni anni ’70 che hanno lasciato a quei tempi anche ogni velleità di pulizia!!
LA PACE IN MEZZO AL CAOS
Non è facile parlare dell’India…. l’India è così: semplicemente TROPPO!
Troppo caotica, troppo piena…. piena di gente, disordine, caos. Eppure proprio in mezzo a questo “Troppo” ho trovato alcuni dei luoghi e degli scorci più belli che abbia mai avuto il piacere di ammirare! In mezzo a questo “Troppo” esistono oasi di pace in cui è facile ritrovare se stessi, nonostante il delirante universo che si muove attorno.
LE CONTRADDIZIONI DELL’INDIA E DEI SUOI ABITANTI
La contraddizione in India è ovunque, la si tocca con mano in ogni momento: persone macilente che chiedono l’elemosina e rifiutano banconote da loro considerate troppo basse, la contraddizione è negli euforici eccessi dell’Holi Day, nel caos occidentale di Pushkar: all’alba regno di pace e preghiera, con centinaia di credenti che compiono il sacro rito delle abduzioni sulla riva del fiume, mentre durante il giorno e la notte trasformata dai turisti in una specie di Riccione indiana, festante e rumorosa.
Al tramonto però tutto si ferma, il tempo rimane sospeso per qualche minuto: i giovani turisti che fragorosamente hanno animato fino a un secondo prima il view point sul lago sacro, cessano il suono dei tamburi, il vociare chiassoso e ogni rumore e tutto si ferma al rintocco delle campanelle suonate dai fedeli in preghiera che compiono sul sacro lago il rito della sera.
Questi brevi momenti di introspettiva emozione ci hanno in parte ripagato dal caotico trascorrere dei momenti restanti.
PERCHÉ’ GIRARE L’INDIA IN TRENO E’ LA COSA MIGLIORE DA FARE
Durante questo viaggio la contraddizione è entrata a far parte di noi…. Ho amato girare l’India in treno, ho proprio amato il treno come mezzo di trasporto, ma soprattutto l’ho amato in quanto mezzo per mettermi in contatto con altre persone e con la loro vita…. altri turisti o gente del posto con cui condividere pochi minuti o viaggi di ore, ho amato salire su questo lento pachiderma e attraversare da est a ovest l’India, condividendo la sorte con perfetti sconosciuti!
Ma l’ho anche odiato, il treno, mamma mia se l’ho odiato, soprattutto all’inizio del viaggio, quando ancora non avevo fatto l’abitudine al suo odore stantio e ai suoi pavimenti lerci!
Nei prossimi post vi accompagnerò di città in città, ripercorrendo il nostro viaggio nell’India del nord. E sono sicura che alla fine la amerete anche voi…